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ALCUNI DEGLI EFFETTI POSITIVI ATTESI DAL RIPRISTINO DEL
COLLEGAMENTO DI VOLTERRA ALLA RETE FERROVIARIA NAZIONALE
Nel 1958, quando, malgrado la forte opposizione del Comune di Volterra e delle forze politiche locali, venne malauguratamente e definitivamente chiuso il collegamento ferroviario fra Saline di Volterra e Volterra, e smantellata la via ferrata, non apparve subito chiaro che si era trattato di un vulnus gravissimo e potenzialmente mortale per la nostra Città, con pesanti
ricadute anche per il territorio di tutta l’Alta Val di Cecina: erano gli anni del boom economico, della motorizzazione di massa, del trionfo del trasporto su gomma, dell’energia a basso costo: sacrificato sull’altare di un fuorviato senso della modernità, in poco tempo il treno che saliva fino in cima al Colle etrusco fu totalmente dimenticato, processo di rimozione collettiva che sarebbe durato per molti anni. Nemmeno un ventennio più tardi la prima drammatica crisi petrolifera del 1973 avrebbe riportato bruscamente l’attenzione sull’importanza del trasporto collettivo e del treno per garantire la mobilità del futuro: ma la pressione dei gruppi industriali dell’automobile e dell’industria petrolifera è riuscita comunque ad impedire che nel nostro Paese si cambiasse rotta verso quella direzione. Alla fine degli anni ’70 hanno iniziato a manifestarsi i primi segnali verso un cambio di paradigma: a Volterra l’essere tagliati fuori dal collegamento ferroviario ha cominciato ad esser percepito come un limite pesante, tanto che proprio la proposta di nuovo Piano Regolatore del Comune di Volterra redatta dall’Architetto Samonà nel 1980
avrebbe previsto, per la prima volta in un documento di programmazione a lungo termine dell’assetto futuro della Città, il ripristino del collegamento ferroviario tra Saline di Volterra e Volterra: ma tutto fini lì. Da allora in poi , peraltro, negli anni si sono registrate alcune iniziative pubbliche sporadiche e spontanee sul tema, talora anche con la partecipazione di soggetti appartenenti ad Istituzioni Pubbliche, come l’Ing. Montelucci della Regione Toscana letteralmente innamorato dell’idea di riportare il treno a Volterra: ma lo scetticismo, un sorta di negazionismo rassegnato e la miopia di chi istituzionalmente avrebbe avuto il compito di capire e di agire hanno largamente prevalso, lasciando che la discussione rimanesse oggetto confinato dell’interesse di pochi “sognatori ad occhi aperti”, benevolmente compatiti quando non trattati con supponenza.
Più recentemente, per fortuna, grazie al lavoro di sensibilizzazione delle Istituzioni operato da alcune importanti associazioni del territorio (le pro-loco di Saline di Volterra e di Volterra, S.O.S. Volterra), in un contesto generale profondamente e drammaticamente mutato, fatto di progressivo spopolamento, di denatalità, di mancanza di lavoro, di collegamenti viari inadeguati, di perdita di servizi, di isolamento sempre più pesante, di crisi dell’economia locale finalmente il tema del ripristino del collegamento ferroviario di Volterra e della riconnessione con tempi di percorrenza brevi e certi di questo territorio ai centri urbani principali di obbligato riferimento sociale ed economico (Pisa e Livorno in primis), è diventato una vera e propria urgenza da affrontare e risolvere. Ed è proprio sull’onda di questa nuova sensibilità e di questo nuovo contesto che nasce VOLTERRATRENO: per mettere in campo un soggetto dedicato, sinergico ed aperto alla partecipazione di chiunque (semplici cittadini, associazioni, Enti), che lavorerà con tutte le sue energie per lo scopo esclusivo di contribuire a rendere possibile la realizzazione di un sogno che tale più non è, ma ormai questione di sopravvivenza: ricollegare Volterra alla rete ferroviaria nazionale !!!!
La rimessa locomotive sorgeva a circa 100 m dalla stazione e veniva utilizzata come sosta notturna delle locomotive e per i piccoli interventi di manutenzione
Ultimo tratto della salita al termine della cremagliera.
Veduta panoramica della linea poco prima del regresso. Sullo sfondo la Fortezza Medicea
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